“Mia madre è un fiume”, il romanzo d’esordio di Donatella Di Pietrantonio
“Mia madre è un fiume”, il romanzo d’esordio di Donatella Di Pietrantonio, edito Elliot, è un viaggio nella memoria che la protagonista ripercorre insieme alla madre, Esperia, affetta da demenza senile.
La figlia mette in atto un richiamare alla memoria che va a spasmi e che provoca tanto dolore. Talvolta il suo atteggiamento è ostile nei confronti di una madre che è tornata bambina, di una madre che non è più guida, che non è più porto sicuro in cui attraccare, che non è più niente di ciò che era.
Un amarcord sofferto, crudo, talvolta spietato quello che compie l’autrice ricorrendo a uno stile schietto e diretto. Nella narrazione affiorano ricordi dolcissimi alternati a momenti di sofferenza. Il romanzo è ambientato nelle campagne abruzzesi, in un ambiente retrogrado e maschilista dove le donne cercano di riscattarsi.
Esperia ha cresciuto la figlia con distacco perché era l’unico modo che conosceva di amare e questo la figlia non riesce a perdonarglielo.
Tra le pagine del romanzo ci si perde, talvolta sfugge chi sta raccontando, se la figlia o la madre, come se fossero un tutt’uno, in un abbraccio simbolico fatto di parole e non di coinvolgimento fisico. La figlia ricorda attraverso gli occhi della madre, la madre parla con le parole della figlia in una commistione che risana le cicatrici, le parole non dette, gli abbracci mancati, i silenzi assordanti.
L’autrice dà un nome alla madre, Esperia, ma non nomina mai la figlia che poi è la co-protagonista e imparerà a diventare il punto di riferimento della madre.
“Mia madre è un fiume” è un romanzo intimo che accompagna il lettore in un percorso faticoso e necessario. Ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in Germania.
Donatella Di Pietrantonio ha vinto il Premio Strega 2024 con il romanzo “L’età fragile”, edito Einaudi.