L’associazione “Peppino Impastato e Adriana Castelli”, esempio di legalità
L’associazione “Peppino Impastato e Adriana Castelli”, composta esclusivamente da volontari, è nata nel giugno 2018 e conferma la scelta della figura di Peppino Impastato al quale aggiunge Adriana Castelli, una compagna e amica di tante battaglie, quali esempi sempre vivi, di vero impegno civile, quotidiano e concreto. Prima esisteva come gruppo informale delle Agende Rosse, movimento nazionale nato per volere di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, dopo le stragi del 1992 e 1993 e alle vicende che hanno portato alla sparizione dell’agenda rossa del magistrato.
Silvia Gissi, Presidente dell’associazione, dichiara: «Come realtà ci uniamo alla volontà di Paolo di parlare della mafia nelle scuole, sensibilizzando i giovani. Stiamo portando avanti due progetti con la promozione di due mostre fumetti capaci di diffondere cultura storica, legalità e impegno civile. La prima si intitola “1, 10, 100 agende rosse…, quale democrazia” e narra di uomini e donne che per impegno, passione civile e spirito di servizio, nella ricerca continua della verità, hanno messo in gioco la loro vita per rendere il nostro Paese più libero e più democratico. La seconda, “1,10,100 Donne e Uomini che …”, incentrato sulle storie di chi ha contrastato la mafia e la cultura mafiosa in tutte le sue forme. Andiamo nelle scuole della Lombardia, siamo stati a Bari, abbiamo un socia a Reggio Emilia. In occasione del trentennale dalle stragi siamo stati anche a Dublino presentando il nostro progetto all’ambasciatore. Nel 2023, per il nostro operato, siamo stati insigniti del Panettone d’oro. Ciò che più ci preme è di educare al pensiero critico. La nostra mission è ispirata alle parole di Paolo Borsellino che affermava “Parlate di mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però Parlatene”».
Ci sono diversi modi per sostenere l’associazione, unendosi ai volontari oppure supportando le sue iniziative. Per info e dettagli visionare il sito https://www.unodiecicento.it/
Foto concesse da Silvia Gissi