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La condivisione. L’unica scappatoia per un amore eterno?

La condivisione. L’unica scappatoia per un amore eterno?
  • PubblicatoLuglio 15, 2023
Tempo di lettura: 2 minuti.

Eros. Quante parole spese per il vero grande movente della vita. Se domani finisse il mondo, nel museo della storia umana, l’amore si conserverebbe come il tema certamente più trattato. Dalla natura controversa, illogica e misteriosa, scorre come una linfa vitale. Un effluvio che mostra la sintesi della vita e spiega il suo perpetrarsi. Potremmo capire l’esperienza su questa terra diversamente? L’amore si fonda come base d’acciaio indistruttibile e si esprime come condizione tutt’altro che contingente. In termini scientifici, è solo la riserva che coopera all’evoluzione della specie sulla via cieca ed egoistica della legge di natura; ma, in termini più sentimentali, è quella spinta che determina i progetti, muove le azioni quotidiane e lavora per la nostra felicità. Nella sfera individuale, l’amore lo processiamo come un elemento indispensabile che deve poter essere tangibile, limpido, propulsivo, vero e incorruttibile. E tanti altri innumerevoli attributi. Si osa addirittura definirlo eterno.

Questo “eterno” sembra però scottare quando lo si libera per catturare l’amore. Eppure, non dovrebbe essere così. Dalla mitologia classica ereditiamo un tracciato di amore che sembra seguire pedissequamente la fedeltà eterna, il vincolo di un “per sempre” che, nella pratica del vivere fuori dal romanzo, rappresenta, però, la tredicesima inespugnabile fatica. Ma è qui che si alza l’obiezione. Perché continuare a stringere un concetto -l’eterno- creato nella sezione più razionale della nostra mente per incatenare il sentimento di amore che è pura irrazionalità? Non si tratta di spazzare via le dolci note romantiche dell’amore, si tratta piuttosto di riqualificare il termine eterno, spostandolo da un quadro di promesse inabili verso un palcoscenico autentico di riconoscimento di sé e dell’altro. La vera fedeltà amorosa, che porta verso un amore eterno, è fruibile quando ci si apre vicendevolmente al serio strumento della condivisione e dell’accettazione del mondo altrui che si attesta e si riconosce come altro rispetto a sé. Questa è la fedeltà più proficua da coltivare, che diventa sinonimo di rispetto per il valore umano e si conserva durante il mutamento inevitabile e necessario da cui anche l’amore dipende.

Per definizione, eterno è ciò che non muta. Se muta è destinato a morire. E allora come fa l’amore -soggetto a mutazione come ogni cosa- a restare vivo? Se calato non nel “qui e ora” bensì nel tempo di un’esistenza intera, come può dirsi eterno? Può farlo, se ne si cambia un connotato fondamentale: amare la condivisione costruita con l’altro, non le sue qualità. Così un amore si impreziosisce esplodendo nel vero possibile “per sempre”. L’alternativa è cadere nelle tristi e inguaribili risposte alle domande poste dal filosofo Rousseau ne “La Nouvelle Héloïse”: “Con che diritto pretendere di essere amate oggi perché eravate amate ieri? Ma allora conservate lo stesso volto, la stessa età, lo stesso umore?”.

1 Commento

  • Bellissima Analisi Lara!
    Grazie di vero cuore per queste sempre magnifiche ed illuminanti perle preziose che ci elargisci con generosità ed amore
    Grazie 🤩 🙏🏻

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