Fibrillazione atriale: un convegno per fare il punto sulle nuove terapie
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La fibrillazione atriale è una malattia cardiaca che colpisce oltre un milione di italiani in età avanzata ma anche giovani sotto i 50 anni. Il 13 febbraio si è tenuto a Milano, presso L’istituto Auxologico San Luca, un incontro per fare il punto sulle nuove terapie disponibili.
La malattia è causata da uno scoordinamento elettrico degli atrii del cuore per porta il paziente a percepire un’aritmia o altri sintomi come palpitazioni o il così detto “fiato corto”. Il dottor Giovanni Battista Perego ha illustrato come possa essere diagnosticata da un medico ma anche individuata utilizzando semplici strumenti disponibili in commercio. È una malattia pericolosa in quanto può causare ictus, insufficienza cardiaca e, secondo studi non ancora provati, potrebbe essere una causa della demenza. Fondamentale è considerale lo stile di vita del paziente una prevenzione secondaria attraverso attività fisica sistematica, riduzione del peso ed eliminare fumo e alcool.
È una malattia che può essere curata con successo con trattamenti farmacologici e, come esposto dal dottor Salvatore Rizzo, attraverso cure ablative. Ovvero con interventi che prevedono il passaggio di un catetere in una vena che va a produrre delle piccole cicatrici che riducono il passaggio elettrico con l’atrio sinistro. L’intervento ha un tasso di successo di oltre il 50% ed evita le controindicazioni farmacologiche. Esistono differenti tecnologie, la più recente chiamata “elettroporazione” consente un’intervento mirato sulle cellule cardiache.
La relazione della dottoressa Valeria Rella si è concentrata invece sulla ricerca genetica. La fibrillazione atriale è una malattia nota per i pazienti più anziani, ma molti casi sono stati registrati nei giovani e ciò ha permesso di identificare, in assenza di altre patologie, una causa genetica della malattia. In questo caso quando un giovane manifesta le caratteristiche cliniche viene sotto posto a degli accertamenti specifici, anche genetici, e in caso positivo la verifica viene estesa anche ai famigliari. La centralità della componente genetica in queste malattie sta diventando sempre più importante tanto che lo stesso istituto organizza un corso per pazienti interessati alle malattie ereditarie del miocardio. Il corso si terrà il 22 febbraio ed è aperto sia ai pazienti in cura, che ai loro famigliari e alle persone coinvolte nel percorso clinico.
foto: Puwadon Sang-ngern / Pexels.com