Calcio e nostalgia. Come festeggia lo scudetto dell’Inter un espatriato
“Nostalgia canaglia “, si dice.
Per gli espatriati una cosa seria, pare. Epica è la scena di Checco Zalone in “Quo vado” dove, disperso ma soddisfatto in Norvegia, il giovane Checco soccombe alla nostalgia mentre vede Albano e Romina in televisione a Sanremo.
Naturalmente non è così per tutti, moltissimi si integrano e riescono a contenere bene i “richiami al passato”.
Io sono uno di questi, o almeno era ciò che credevo fino a lunedì sera quando ho avuto anche io il mio momento alla Checco Zalone.
Galeotta è stata la vittoria del ventesimo scudetto dell’Inter con seconda stella annessa in casa dei cugini rossoneri. Lo ammetto, per quanto mi trovi molto bene quassù, quella sera avrei voluto essere in Piazza Duomo a Milano con i miei amici. Già perché in momenti come questi vorresti festeggiare, strombazzare, urlare, sventolare la tua bandiera ma non puoi. Non puoi perché qui di un campionato vinto in un paese straniero non interessa niente a nessuno e difficilmente capirebbero tali manifestazioni di entusiasmo. Peggio; chiamerebbero un’ambulanza se non addirittura la polizia.
Nemmeno la consolazione di poter mettere la bandiera fuori dal balcone; nell’urbanistica della provincia inglese le abitazioni sono prevalentemente casette a schiera e appartamenti. Tutti rigorosamente senza balcone.
Non resta che guardare i video che gli amici mi mandano nella notte, sospirando.
Una piccola consolazione però c’è.
Tanto per cominciare la bandiera attaccata alla finestra la si può mettere, meglio di niente . Ma soprattutto, a prescindere da dove uno è finito a vivere la sua vita, un buon ristorante italiano lo si trova sempre. E così alla fine la 2 stella la si festeggerà con un paio di amici inglesi in uno storico ristorante italiano di Hull. Italiano doc, non una finta replica come quello che costrinse l’emigrante Checco a togliere la parola “Italiano” dall’insegna del locale nel film sopracitato.
Almeno in questo dovrebbe andare meglio a me.