Al Nazionale, il soul appassionato di Gregory Porter
diLara Ferri
PubblicatoAprile 25, 2025
Tempo di lettura: 2minuti.
Un percorso artistico iniziato nel 2010 con un’inaspettata nomination ai Grammy che lo innalza immediatamente a “Best Jazz Vocal”. Poi, la consacrazione con ben due Grammy Awards: nel 2014 con l’album “Liquid Spirit” e, nel 2016, con “Take Me To The Alley”. Oltre alle nomination per il singolo “Real Good Hands” e per il celebre “Hey Laura”.
Dall’esordio, sono trascorsi quindici anni: ora quella splendida voce – nata a Los Angeles e cresciuta a Bakersfield – è diventata il nuovo simbolo del soul romantico.
L’esperienza catartica di un live firmato Gregory Porter avrà luogo sul palco del Teatro Nazionale mercoledì 7 maggio. Una data imperdibile per godere di un performer dall’intensità vocale ed espressiva unica nel panorama odierno.
Gregory Porter vanta uno stile tutto suo benché ispirato dai geni poetici di jazzisti immortali. Ha fatto di alcuni straordinari sound – appartenenti a colossi quali Net King Cole, Joe Williams e Donny Hathaway – un vero e proprio leitmotiv per gestire il desiderio di irradiare i colori dei suoi sentimenti insieme alla propria e soggettiva visione del mondo.
A ragione Wynton Marsalis – musicista che lo accompagna nelle esibizioni newyorkesi – lo ha battezzato “un giovane cantante fantastico”. Con queste parole si mettono d’accordo i pensieri di tutti coloro che amano la sua straordinaria voce. Facile convogliare l’ammirazione per un artista capace di cogliere le magiche sonorità che hanno gettato le fondamenta al jazz per rimetterle in ordine seguendo un eccezionale, personalissimo, mosaico di sensibilità ed emozioni.
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