L’amore segreto di Ofelia. Passioni dirompenti di un’amante eterna
Tempo di lettura: 2 minuti. Ecco fiorire “L’amore segreto di Ofelia”, nuova espressione della genialità shakespeariana diretta da Steven Berkoff. Che Shakespeare sia un genio senza pari è del tutto
Ecco fiorire “L’amore segreto di Ofelia”, nuova espressione della genialità shakespeariana diretta da Steven Berkoff. Che Shakespeare sia un genio senza pari è del tutto risaputo. Tra i molti motivi c’è quello di averci regalato un intero mare di possibili interpretazioni, per ogni singola opera. Potremmo navigare senza sosta nel fascino del suo mondo teatrale; nelle maschere irriducibili dei suoi personaggi; nel suo tragico; nel suo comico; nel perverso e oscuro abisso in cui sprofonda l’avventura dell’animo umano. È un viaggio che non permette naufragi perché Shakespeare è eterno. È il donatore di quell’apertura verso inesauribili crepe, per i miopi semplici diramazioni, che scandiscono il nostro vivere.
Poeta che si rivolge a noi mediante le sempre nuove increspature del suo mare immenso. E c’è chi naviga e riesce a cogliere sapientemente quei dettagli lasciati a libere interpretazioni, esattamente come fa Berkoff. La drammaturgia del regista e sceneggiatore britannico ha voluto rubare il tragico dell’Amleto e raffinarlo con un soffio di moderna fenomenologia pop mescolata a un’ironia subalterna al dramma che tutti conosciamo.
Ofelia, con il suo amore devastante, diventa la protagonista attorno alla quale gioca un solo altro personaggio che riempie di senso la sua esistenza. Finalmente, sul palco del Carcano, possiamo ammirare una nuova seducente Ofelia, Chiara Francini, con il suo Amleto, Andrea Argentieri. La loro interpretazione domina la scena per sessanta minuti: tengono alta l’attenzione con la qualità del dialogo e le convulse movenze che generano sorrisi oltre che stupore. Non ci mostrano la scena definitiva: gli attori giocano, simulando con maestria le prove di recitazione con tutte le improbabili dinamiche dei retroscena.
L’idea brillante l’ha avuta Berkoff nell’attribuire un valore ermeneutico alle lettere di Ofelia. Quel rapporto epistolare, mai davvero definito dall’autore dell’Amleto, ora si chiarisce. Carta bianca per il regista che, con fantasia, ha dato nuovo significato a un amore giovanile voluttuoso, intriso di tenerezza, completamente abbandonato al sentimento, desiderante fino all’estrema decisione.
La tragedia resta una tragedia. Ma questa Ofelia lava via i toni più cupi, li smorza, sorride e vive l’amore impossibile nell’unico modo concessole. Si apre verso quell’inevitabile epilogo che viene addolcito e saggiato come un’ironica possibilità.
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