Il Mangem in Strada conferma che lo street food attira sempre più ristoratori e consumatori

Da qualche anno in Italia è scoppiata la moda dei festival dello street food, quindi non singoli venditori per le strade, ma vere e proprie feste con cibi per tutti i gusti. Ma cosa ne pensano gli operatori di questo fenomeno? Lo abbiamo chiesto a quattro professionisti presenti ad una delle manifestazioni più popolari per il cibo da strada: il Mangem in Strada di Peschiera Borromeo.
Zucchiati Food da cinquant’anni nel mondo della ristorazione e da cinque come street food «la cosa bella è che sei in contatto con un botto di persone ». Aderire ad un’organizzazione evita ai truck di doversi trovare un luogo per ogni settimana, però questo li mette a repentaglio di eventuali flop. Una vera difficoltà scegliere l’evento giusto, secondo Corby’s «gli eventi si sono moltiplicati ma il bacino d’utenza è lo stesso. Occorre scegliere l’evento giusto come questo». Corby’s è un novizio di pochi mesi nel mondo del cibo ambulante ma con decenni di esperienza nei ristoranti e ha scelto questa vita «per ridare un po’ di tempo a casa. Quest’anno ho fatto la prima vacanza con i miei figli».
Entrambi sono d’accordo che il lavoro è pesante, non solo per la vendita ma anche per i giorni di preparazione, il vantaggio è un ambiente solidale tra colleghi che si aiutano nelle piccole difficoltà. Il grosso rischio è chiaramente che un evento non vada bene o ci sia poco pubblico, però i costi di gestione sono molto più bassi rispetto alla ristorazione canonica; i due mondi, dicono, non si possono paragonare.
I “frati birraioli”, Mario e Marco di Cesano Maderno, da 11 anni frequentano le strade per vendere e far conoscere le loro birre e il loro beer shop. «Si stanno alzando un po’ i prezzi per partecipare ai festival» questo causa un aumento dei prezzi dei prodotti venduti, per questo loro scelgono di aderire a manifestazioni quando sono organizzate da associazioni e comuni con i costi di partecipazione ridotti.
Un altro navigato esercente è Roberto Barù di “Mexico Food” dal 2016 e con un precedente nella ristorazione, il suo truck in stile messicano in inverno si trasforma in un avamposto della cucina bergamasca. Anche lui sostiene che la scelta della vita da ambulante viene dalla semplicità e da minori costi. Secondo Roberto, il prezzo proposto al pubblico è una discriminante per scegliere lo street food rispetto al ristorante tradizionale, purché ci sia qualità e senza improvvisazione. «I ristoranti quelli giusti funzioneranno sempre» assicura.
Tirando un po’ le somme sembra che la scelta di lasciare la ristorazione tradizionale per un truck sia prima di tutto una scelta di vita fatta per recuperare più tempo per sé stessi e per i propri affetti, oltre che a meno costi e rischi. Ma tutti sono concordi che qualità e professionalità sono gli ingredienti principali per uno street food che si rispetti, che non sarà economico come forse ci si aspetterebbe, ma almeno buono e sicuro.
Foto di Samuele Ghilardi