Omaggio a Battisti e Mogol. Palpitano le memorie del “Canto Libero”
Tempo di lettura: 2 minuti. Quando si tratta di Battisti e Mogol non possono che sfilare inchini sontuosi e plausi a cascata, prima ancora di percepire l’estasi provocata dalle vibrazioni
Quando si tratta di Battisti e Mogol non possono che sfilare inchini sontuosi e plausi a cascata, prima ancora di percepire l’estasi provocata dalle vibrazioni delle loro note. Ascoltarli ha sempre favorito un’eterea pace dei sensi, una sincronica traslazione di umori e impressioni che impediscono di rimanere immutati. Sì, perché è quasi scontato affermare che le loro voci cambiano chi le ascolta: tagliano, esaltano e dipanano emozioni. Sono anime che appartengono a un vulcano che non smetterà mai di eruttare e di far mutare chi le sceglie.
È quasi fisiologico. C’è un bisogno sempre urgente di far rivivere quel duo straordinario che ha montato l’architettura della musica italiana. Battisti e Mogol hanno firmato la storia del tricolore musicale dagli anni ‘60 fino a un futuro incalcolabile. E finché si vive si canteranno sempre le loro avventure che ancora non hanno terminato il proprio viaggio.
Per fortuna ci sono interpreti che hanno il giusto carattere per riportare la luce, la forza e la passione trasmessa da questa accoppiata d’oro e dai loro capolavori immortali. Il Teatro Lirico Gaber di Milano ha regalato una parentesi di pura emozione ospitando chi ha saputo omaggiarli con estrema umiltà e rispetto. Dieci elementi, diretti dalla Good Vibration Enertainment di Trieste, hanno preso posto in una band creata ad hoc per questo amore, nato dagli accordi di chitarre, tastiere e voci dei grandi padri della musica blues e rock italiana che sapevano condire perfettamente nostalgia e frenesia.
“Canto Libero” – idea di Fabio “Red” Rosso e di Giovanni Vianelli – diventa un tour che spinge e corona la voglia di far cantare un pubblico che sente la mancanza di chi sapeva scrivere con il cuore ed era in grado di inventare melodie all’altezza di ogni singola parola. Parole scelte appositamente per far parlare quelle che sempre continueremo – e vorremo – chiamare “Emozioni”.