Le lingue segrete della Terra di Mezzo
Tempo di lettura: 2 minuti. Il gioco per i bambini è un fatto privato e uno dei massimi divertimenti consiste nel non farsi capire dagli adulti. Così nel 1905 alcuni
Il gioco per i bambini è un fatto privato e uno dei massimi divertimenti consiste nel non farsi capire dagli adulti. Così nel 1905 alcuni bambini di Birmingham, in Inghilterra, inventarono dei linguaggi segreti per parlare indisturbati fra di loro.
I loro linguaggi, all’inizio piuttosto rudimentali, col tempo si affinarono fino a diventare delle vere e proprie lingue.
Uno di questi bambini si chiamava John Ronald Reuel Tolkien, e ci si appassionò talmente da continuare anche da adulto.
Tolkien era nato in Sudafrica e aveva attraversato l’oceano con la madre per trasferirsi a Birmingham. Dagli sconfinati spazi assolati africani alle nebbie inglesi, il salto è piuttosto importante, tanto più che il piccolo John perse in poco tempo sia il padre che la madre.
Diventato professore di lingue antiche all’università di Oxford, non abbandonò mai l’antica passione: inventò nuove lingue sempre più elaborate, con una grammatica e una fonetica.
La più bella e famosa si chiama Quenya, poi venne il Sindarin e tante altre. Oggi esiste una letteratura in Quenya.
Poi pensò che una lingua è inutile se nessuno la parla e inventò gli elfi, le loro diverse stirpi e un continente, la «Terra di Mezzo» dove potessero abitare.
La maggior parte degli scrittori inventa prima i personaggi e le terre, poi i linguaggi: Tolkien fece il contrario.
Per costruire le sue lingue utilizzò il gallese, il finlandese, con influssi di italiano e di greco.
Da quei giochi di bambini ebbe origine la più grandiosa creazione del fantasy: «Il Signore degli anelli».
Ma una terra ha una sua genesi, una storia, la terra muta, si evolve e con essa i popoli che la abitano, e ciascun popolo possiede una sua lingua. Ci sono guerre, migrazioni, distruzioni e tutto questo è raccontato, o meglio riassunto, nel «Silmarillon», una specie di manuale mai concluso in cui raccontò tutto questo.
E le lingue di Tolkien, alcune almeno, hanno continuato a vivere di vita propria con dizionari, grammatiche e corsi online per impararle, oltre a poesie e canzoni.