“La ricetta del cuore in subbuglio”, il primo romanzo di Viola Ardone
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“La ricetta del cuore in subbuglio”, il romanzo d’esordio della scrittrice partenopea Viola Ardone, narra le vicende di Dafne, promettente architetta con una carriera avviata in uno studio di Milano. È una giovane donna con molti scheletri nell’armadio ed è fissata con in numeri, le statistiche, le linee geometriche e la matematica in generale. Continuamente ossessionata a calcolare gli algoritmi delle emozioni, la sua vita ruota proprio intorno alle rette, ai segmenti e alle formule. Quasi volesse definire tutto, anche l’indefinibile per avere sempre il controllo delle situazioni e della sua vita.
Il romanzo, edito Salani, è strutturato in due archi temporali: Dafne bimba che vive a Napoli con la sua famiglia; Dafne adulta che vive a Milano. La narrazione è in prima persona quando parla la prima Dafne e in terza persona quando invece si raccontano le vicende di Dafne adulta.
Ad un certo punto qualcosa si incrina nel suo mondo quasi perfetto, costruito con estremo rigore. Come una pallottola vicino al cuore sul punto di esplodere, così la vita della giovane architetta comincia a vacillare. E a nulla serviranno le sue equazioni, i suoi calcoli e le sue formule matematiche.
Nel suo peregrinare ritrova una ricetta del cuore in subbuglio, stilata dalla nonna della sua amica di infanzia Adriana. Secondo nonna Assunta, gli ingredienti per le pene d’amore sono: un cuore in subbuglio, bello grande; un bicchiere di vetro trasparente; acqua corrente, q.b.; zucchero; un cucchiaino; un tavolo; una sedia; una finestra (o un balcone).
La peculiarità dello stile piuttosto preciso, netto, matematico e diretto rendono la lettura a tratti difficoltosa. Adatto a chi ama il genere introspettivo e la matematica.